Sollicciano non sia oggetto di polemiche ma di interventi urgentissimi
Dopo le ultime vicende del penitenziario di Firenze, con il decesso di un giovanissimo detenuto e la rivolta inscenata da decine di reclusi, serve fare chiarezza sulla situazione e pretendere che tutte le istituzioni facciano quanto nelle proprie competenze.
La Cisl Firenze-Prato, insieme alla Federazione nazionale sicurezza della Cisl per la Toscana, intende far conoscere la gravità della situazione che si vive in queste realtà, focalizzando l’attenzione in particolare sul penitenziario di Sollicciano.
Per il carcere di Firenze sarebbe prevista una capienza regolamentare di 497 detenuti, ma i posti realmente disponibili sono circa 410 perché oltre 80 sono dichiarati indisponibili dall’amministrazione penitenziaria a causa di alcuni cantieri di ristrutturazione in corso. Sono invece presenti oggi a Sollicciano circa 540 detenuti, ben 130 in più della capienza disponibile.
Pur essendo stata avviata in queste ore una lenta azione di decremento delle presenze, serve capire come arginare i flussi di nuovi ingressi nel carcere fiorentino, che non sono ormai meno di 25-30 a settimana e che in breve periodo renderebbero inutili anche alcuni trasferimenti di detenuti in altre regioni avviati in questi giorni.
La situazione non può trovare soluzione verso realtà penitenziarie della Toscana perché ai 3163 posti previsti (ai quali serve togliere quelli indisponibili per lavori di ristrutturazioni in corso nei penitenziari di Firenze, Arezzo, Livorno, Lucca ed altri, che diminuiscono la capienza di centinaia di posti) dobbiamo contrapporre il dato dei detenuti presenti, che sono 3190 al 30 giugno scorso, come da dati ufficiali diffusi dal Ministero della Giustizia. Di questi, ben 1522 sono stranieri e 83 sono donne. Una condizione pertanto di sovraffollamento che complica maledettamente tutto, anzi servirebbe comprendere che i 1522 detenuti stranieri provengono da ben 75 nazionalità diverse di ogni continente, aggiungendo anche difficoltà comunicative con gli stessi e impossibilità di certi interventi diversi per eventuali misure deflattive alla detenzione in carcere. 225 sono di origine albanese, 385 del Marocco, 123 della Romania, 229 tunisini, 76 nigeriani, ma non mancano gruppi dalla Cina, dai paesi balcanici, da Pakistan, Sud America e Nord Europa.
Garantire quindi spazi adeguati – che non ci sono – ed ambienti salubri - che nella maggioranza dei casi mancano - è la prima emergenza organizzativa cui far fronte. Proliferano, nella promiscuità delle persone recluse, problemi di salute pubblica che normalmente erano debellati tra la popolazione, come ad esempio TBC, scabbia, epatiti etc. Dopo che circa 18 anni fa le competenze per l’assistenza sanitaria sono passate dalla medicina penitenziaria al SSN la situazione è peggiorata, perché organizzare in quella condizione strutturale dei presidi sanitari funzionali pare utopia e questo ha fatto aumentare a dismisura l’impegno della polizia penitenziaria nel dover organizzare anche continui servizi esterni nei luoghi di cura. Ma gli ospedali civili non dispongono di “reparti dedicati” e quindi svolgere servizi di piantonamento detenuti nelle corsie di degenza dei cittadini comuni e/o affollando ambulatori specialistici è oltretutto anche pericoloso.
A questo si aggiunge il problema della gestione dei detenuti con problemi psichiatrici, che dopo la chiusura degli OPG nel 2017 ha riversato il problema nei carceri. Le REMS ( Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza ) non sono sufficienti e quindi la Magistratura è evidentemente costretta, obtorto collo, ad assegnare ai penitenziari questi particolari autori di reato. Proprio a Sollicciano sono previste sezioni ex art.32 che gestiscono tra i 25 e 30 detenuti con gravi problemi psichici.
In tutto questo ci sono le gravissime difficoltà del personale di polizia penitenziaria che opera e convive in questo penitenziario sovraffollato ed insalubre, gravato oltretutto da una pesante carenza di organico del reparto e del ‘Nucleo traduzioni e piantonamenti’. Infatti mentre il Ministero ha previsto un organico di 566 unità, ne sono effettivamente presenti circa 420, ben 140 in meno.
Rischi professionali, rischi sanitari, aggressioni ormai quotidiane da parte della popolazione detenuta, espongono queste donne e questi uomini dei baschi azzurri, ad uno stress ed a sacrifici che durano da troppo tempo. Diritti contrattuali che spesso vengono fruiti con gravissime difficoltà, ritardando ferie e regolari riposi tra le diverse turnazioni. Difficoltà a poter svolgere momenti anche di necessaria formazione ed aggiornamento, che in un servizio istituzionale così importante per lo Stato, non può essere relegato ad un mero momento residuale.
Così non si può continuare ed è per questo che la Cisl Firenze-Prato e la Fns-Cisl della Toscana chiedono alle autorità, dal ministro della Giustizia al DAP competente, dalla Regione Toscana al Comune di Firenze, dalla Magistratura al Prefetto e ad ogni ulteriore istituzione, di pretendere interventi urgenti, stanziando fondi economici necessari per sanare il degrado attuale del carcere fiorentino di Sollicciano e per assegnare a Firenze (visto l’imminente nuovo corso per migliaia di nuovi agenti) ulteriori unità di Polizia penitenziaria.
Noi vigileremo che questa grave situazione non venga ignorata o peggio ancora dimenticata.
Fabio Franchi, segretario generale Cisl Firenze-Prato
Paolo Rauccio, segretario Fns-Cisl Toscana
Dopo le ultime vicende del penitenziario di Firenze, con il decesso di un giovanissimo detenuto e la rivolta inscenata da decine di reclusi, serve fare chiarezza sulla situazione e pretendere che tutte le istituzioni facciano quanto nelle proprie competenze.
La Cisl Firenze-Prato, insieme alla Federazione nazionale sicurezza della Cisl per la Toscana, intende far conoscere la gravità della situazione che si vive in queste realtà, focalizzando l’attenzione in particolare sul penitenziario di Sollicciano.
Per il carcere di Firenze sarebbe prevista una capienza regolamentare di 497 detenuti, ma i posti realmente disponibili sono circa 410 perché oltre 80 sono dichiarati indisponibili dall’amministrazione penitenziaria a causa di alcuni cantieri di ristrutturazione in corso. Sono invece presenti oggi a Sollicciano circa 540 detenuti, ben 130 in più della capienza disponibile.
Pur essendo stata avviata in queste ore una lenta azione di decremento delle presenze, serve capire come arginare i flussi di nuovi ingressi nel carcere fiorentino, che non sono ormai meno di 25-30 a settimana e che in breve periodo renderebbero inutili anche alcuni trasferimenti di detenuti in altre regioni avviati in questi giorni.
La situazione non può trovare soluzione verso realtà penitenziarie della Toscana perché ai 3163 posti previsti (ai quali serve togliere quelli indisponibili per lavori di ristrutturazioni in corso nei penitenziari di Firenze, Arezzo, Livorno, Lucca ed altri, che diminuiscono la capienza di centinaia di posti) dobbiamo contrapporre il dato dei detenuti presenti, che sono 3190 al 30 giugno scorso, come da dati ufficiali diffusi dal Ministero della Giustizia. Di questi, ben 1522 sono stranieri e 83 sono donne. Una condizione pertanto di sovraffollamento che complica maledettamente tutto, anzi servirebbe comprendere che i 1522 detenuti stranieri provengono da ben 75 nazionalità diverse di ogni continente, aggiungendo anche difficoltà comunicative con gli stessi e impossibilità di certi interventi diversi per eventuali misure deflattive alla detenzione in carcere. 225 sono di origine albanese, 385 del Marocco, 123 della Romania, 229 tunisini, 76 nigeriani, ma non mancano gruppi dalla Cina, dai paesi balcanici, da Pakistan, Sud America e Nord Europa.
Garantire quindi spazi adeguati – che non ci sono – ed ambienti salubri - che nella maggioranza dei casi mancano - è la prima emergenza organizzativa cui far fronte. Proliferano, nella promiscuità delle persone recluse, problemi di salute pubblica che normalmente erano debellati tra la popolazione, come ad esempio TBC, scabbia, epatiti etc. Dopo che circa 18 anni fa le competenze per l’assistenza sanitaria sono passate dalla medicina penitenziaria al SSN la situazione è peggiorata, perché organizzare in quella condizione strutturale dei presidi sanitari funzionali pare utopia e questo ha fatto aumentare a dismisura l’impegno della polizia penitenziaria nel dover organizzare anche continui servizi esterni nei luoghi di cura. Ma gli ospedali civili non dispongono di “reparti dedicati” e quindi svolgere servizi di piantonamento detenuti nelle corsie di degenza dei cittadini comuni e/o affollando ambulatori specialistici è oltretutto anche pericoloso.
A questo si aggiunge il problema della gestione dei detenuti con problemi psichiatrici, che dopo la chiusura degli OPG nel 2017 ha riversato il problema nei carceri. Le REMS ( Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza ) non sono sufficienti e quindi la Magistratura è evidentemente costretta, obtorto collo, ad assegnare ai penitenziari questi particolari autori di reato. Proprio a Sollicciano sono previste sezioni ex art.32 che gestiscono tra i 25 e 30 detenuti con gravi problemi psichici.
In tutto questo ci sono le gravissime difficoltà del personale di polizia penitenziaria che opera e convive in questo penitenziario sovraffollato ed insalubre, gravato oltretutto da una pesante carenza di organico del reparto e del ‘Nucleo traduzioni e piantonamenti’. Infatti mentre il Ministero ha previsto un organico di 566 unità, ne sono effettivamente presenti circa 420, ben 140 in meno.
Rischi professionali, rischi sanitari, aggressioni ormai quotidiane da parte della popolazione detenuta, espongono queste donne e questi uomini dei baschi azzurri, ad uno stress ed a sacrifici che durano da troppo tempo. Diritti contrattuali che spesso vengono fruiti con gravissime difficoltà, ritardando ferie e regolari riposi tra le diverse turnazioni. Difficoltà a poter svolgere momenti anche di necessaria formazione ed aggiornamento, che in un servizio istituzionale così importante per lo Stato, non può essere relegato ad un mero momento residuale.
Così non si può continuare ed è per questo che la Cisl Firenze-Prato e la Fns-Cisl della Toscana chiedono alle autorità, dal ministro della Giustizia al DAP competente, dalla Regione Toscana al Comune di Firenze, dalla Magistratura al Prefetto e ad ogni ulteriore istituzione, di pretendere interventi urgenti, stanziando fondi economici necessari per sanare il degrado attuale del carcere fiorentino di Sollicciano e per assegnare a Firenze (visto l’imminente nuovo corso per migliaia di nuovi agenti) ulteriori unità di Polizia penitenziaria.
Noi vigileremo che questa grave situazione non venga ignorata o peggio ancora dimenticata.
Fabio Franchi, segretario generale Cisl Firenze-Prato
Paolo Rauccio, segretario Fns-Cisl Toscana
Vigili del fuoco, soddisfazione Cisl per i due nuovi distaccamenti a Barberino e San Casciano
“Lo chiedevamo da tempo: così si riducono i tempi di intervento in questi territori garantendo più sicurezza ai cittadini.”
“La creazione di due nuovi distaccamenti dei Vigili del Fuoco a Barberino del Mugello e San Casciano Val di Pesa è un grande risultato, raggiunto anche grazie all’impegno della Cisl, che migliora in modo sostanziale la sicurezza di quelle comunità.” E’ il commento soddisfatto del segretario generale Cisl Firenze-Prato Roberto Pistonina e del segretario generale Fns-Cisl Toscana Massimiliano Del Sordo, alla decisione del ministero dell’Interno di istituire queste due nuove basi operative in provincia di Firenze.
“E’ da tempo – dicono i due sindacalisti - che la Cisl si adopera per la creazione di distaccamenti permanenti dei Vigili del Fuoco in aree scarsamente servite da questa importante componente del soccorso tecnico urgente e questo risultato, raggiunto nonostante le difficoltà ad ottenere stanziamenti pubblici, è il premio al nostro impegno.”
“Le nuove realtà – aggiungono Pistonina e Del Sordo - saranno immediatamente operative appena verranno individuate le collocazioni logistiche delle due sedi, visto che la gran parte del personale è stato già assegnato. Finora gli interventi di soccorso in queste zone venivano effettuati con personale e mezzi provenienti da Firenze o Petrazzi per San Casciano e da Borgo San Lorenzo o Firenze per Barberino del Mugello. I tempi per giungere sul posto in questi casi si allungavano pericolosamente, superando a volte i 30 minuti e rendendo meno efficace il soccorso alla cittadinanza. Nei casi davvero urgenti, infatti, il tempo di intervento nello scenario assume un ruolo fondamentale.”
“Siamo enormemente soddisfatti che gli sforzi profusi abbiano prodotto questo miglioramento per gli abitanti dei territori di San Casciano e Barberino e per i Vigili del Fuoco di Firenze che avranno a disposizione due ulteriori distaccamenti permanenti che renderanno la gestione del soccorso più efficace e razionalmente distribuita sull’intera provincia.”
Firenze, 8 Gennaio 2020 - Ufficio stampa Cisl Firenze e Prato, Alberto Campaioli
“E’ da tempo – dicono i due sindacalisti - che la Cisl si adopera per la creazione di distaccamenti permanenti dei Vigili del Fuoco in aree scarsamente servite da questa importante componente del soccorso tecnico urgente e questo risultato, raggiunto nonostante le difficoltà ad ottenere stanziamenti pubblici, è il premio al nostro impegno.”
“Le nuove realtà – aggiungono Pistonina e Del Sordo - saranno immediatamente operative appena verranno individuate le collocazioni logistiche delle due sedi, visto che la gran parte del personale è stato già assegnato. Finora gli interventi di soccorso in queste zone venivano effettuati con personale e mezzi provenienti da Firenze o Petrazzi per San Casciano e da Borgo San Lorenzo o Firenze per Barberino del Mugello. I tempi per giungere sul posto in questi casi si allungavano pericolosamente, superando a volte i 30 minuti e rendendo meno efficace il soccorso alla cittadinanza. Nei casi davvero urgenti, infatti, il tempo di intervento nello scenario assume un ruolo fondamentale.”
“Siamo enormemente soddisfatti che gli sforzi profusi abbiano prodotto questo miglioramento per gli abitanti dei territori di San Casciano e Barberino e per i Vigili del Fuoco di Firenze che avranno a disposizione due ulteriori distaccamenti permanenti che renderanno la gestione del soccorso più efficace e razionalmente distribuita sull’intera provincia.”
Firenze, 8 Gennaio 2020 - Ufficio stampa Cisl Firenze e Prato, Alberto Campaioli
L’Italia brucia e il governo rimette in discussione anche le assunzioni promesse nei Vigili del Fuoco
Anche in Toscana e' emergenza incendi e servono piu' uomini.
Mentre la Toscana, come in precedenza molte altre zone d’Italia, brucia, il governo, per recuperare risorse, rimette in discussione anche le assunzioni promesse, indispensabili per il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco alle prese da tempo con carenze di organico.
Per questo mercoledì mattina, 19 Luglio, anche la Toscana parteciperà al presidio di protesta a Roma, davanti a Montecitorio, per chiedere il rispetto degli impegni presi.
“Dopo che da giorni assistevamo alle emergenze incendi che hanno pesantemente colpito alcune regioni italiane, mentre in Toscana con la sinergica azione della struttura della Regione Toscana e l’importante supporto dei Vigili del Fuoco riuscivamo comunque a fronteggiare tanti incendi –dice il segretario generale della Fns-Cisl Toscana Fabrizio Ciuffini - adesso l’emergenza incendi sì è altrettanto pesantemente estesa alla nostra regione.”
“I gravi fatti di ieri nel Grossetano, dove oltre agli incendi di Capalbio e l’evacuazione di campeggi affollati di turisti, c’è stato un vero e proprio rischio di disastro con le fiamme che si sono sviluppate dalla pineta di Marina di Grosseto e, a causa del vento, si sono spinte verso la città; dopo aver distrutto circa 30 autovetture l’incendio ha percorso le vie alberate che entrano nell’abitato, salvato dai Vigili del Fuoco quando ormai le fiamme rasentavano le case.”
“Nel frattempo anche nel Pistoiese un altro vasto e prepotente incendio divorava ettari ed ettari di vegetazione, oltre ai tanti soliti ma più contenuti incendi che qua e là per la regione impegnano le squadre da tutti i comandi provinciali e dai distaccamenti.”
“Lanciamo perciò l’allarme che riguarda il personale del Corpo Nazionale Vigili del Fuoco – continua Ciuffini - che da giorni e giorni ormai impegna gli stessi uomini, ripetutamente, richiamando in servizio anche quelli che sono liberi dopo aver già operato magari intere giornate sul fronte incendi.”
“Lo scorso giovedì a Roma la FNS CISL, unitamente a CGIL e UIL, ha incontrato i vertici del ministero ma il tentativo di conciliazione non è andato a buon fine. Motivo della protesta è proprio il rischio delle mancate assunzioni, prima promesse dal ministro dell’Interno Minniti e poi messe in dubbio per l’esigenza di recuperare risorse nelle tante manovre e manovrine economiche di aggiustamento del governo.”
Per questi motivi anche una delegazione della FNS CISL parteciperà mercoledì mattina 19 luglio, a Roma, al presidio di protesta organizzato davanti a Montecitorio, per chiedere il rispetto degli impegni, per le assunzioni nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, che deve assicurare soccorso e sicurezza al territorio ed alla popolazione – e i cittadini vedono continuamente, dai terremoti alle alluvioni, agli incendi con quale impegno ciò avviene- e dunque non può essere indebolito nella struttura.
Per questo mercoledì mattina, 19 Luglio, anche la Toscana parteciperà al presidio di protesta a Roma, davanti a Montecitorio, per chiedere il rispetto degli impegni presi.
“Dopo che da giorni assistevamo alle emergenze incendi che hanno pesantemente colpito alcune regioni italiane, mentre in Toscana con la sinergica azione della struttura della Regione Toscana e l’importante supporto dei Vigili del Fuoco riuscivamo comunque a fronteggiare tanti incendi –dice il segretario generale della Fns-Cisl Toscana Fabrizio Ciuffini - adesso l’emergenza incendi sì è altrettanto pesantemente estesa alla nostra regione.”
“I gravi fatti di ieri nel Grossetano, dove oltre agli incendi di Capalbio e l’evacuazione di campeggi affollati di turisti, c’è stato un vero e proprio rischio di disastro con le fiamme che si sono sviluppate dalla pineta di Marina di Grosseto e, a causa del vento, si sono spinte verso la città; dopo aver distrutto circa 30 autovetture l’incendio ha percorso le vie alberate che entrano nell’abitato, salvato dai Vigili del Fuoco quando ormai le fiamme rasentavano le case.”
“Nel frattempo anche nel Pistoiese un altro vasto e prepotente incendio divorava ettari ed ettari di vegetazione, oltre ai tanti soliti ma più contenuti incendi che qua e là per la regione impegnano le squadre da tutti i comandi provinciali e dai distaccamenti.”
“Lanciamo perciò l’allarme che riguarda il personale del Corpo Nazionale Vigili del Fuoco – continua Ciuffini - che da giorni e giorni ormai impegna gli stessi uomini, ripetutamente, richiamando in servizio anche quelli che sono liberi dopo aver già operato magari intere giornate sul fronte incendi.”
“Lo scorso giovedì a Roma la FNS CISL, unitamente a CGIL e UIL, ha incontrato i vertici del ministero ma il tentativo di conciliazione non è andato a buon fine. Motivo della protesta è proprio il rischio delle mancate assunzioni, prima promesse dal ministro dell’Interno Minniti e poi messe in dubbio per l’esigenza di recuperare risorse nelle tante manovre e manovrine economiche di aggiustamento del governo.”
Per questi motivi anche una delegazione della FNS CISL parteciperà mercoledì mattina 19 luglio, a Roma, al presidio di protesta organizzato davanti a Montecitorio, per chiedere il rispetto degli impegni, per le assunzioni nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, che deve assicurare soccorso e sicurezza al territorio ed alla popolazione – e i cittadini vedono continuamente, dai terremoti alle alluvioni, agli incendi con quale impegno ciò avviene- e dunque non può essere indebolito nella struttura.
SOPPRESSIONE CORPO FORESTALE DELLO STATO
NESSUN RISPARMIO DELLO STATO MA SOLO UNA SCELTA SBAGLIATA
Sono passate altre 2 settimane da quando lanciavamo l’ulteriore allarme per spiegare l’inopportunità della scelta del Governo di voler sopprimere il C.F.S. con una riforma che contiene molti tratti di contrasto anche giuridico per gli obiettivi che si pone.
Un progetto inutile se non addirittura pericoloso, che all’indomani della promulgazione della nuova legge per il contrasto alle “Eco Mafie” rischia di far sparire tutta quella capacità organizzativa e d’intelligence che il Corpo Forestale ha sviluppato nel tempo e che oggi lo colloca a fianco degli Uffici delle Procure di tutta Italia, più impegnate nel contrasto e prevenzione dei reati ambientali.
Al tempo che il Governo lanciò l’idea – sempre con il solito tweet - per convincere i Cittadini della bontà dell’operazione, si riproponeva la discussione sul perché 5 Corpi di Polizia in Italia e su come accorpandoli si potesse risparmiare sul bilancio dello Stato.
Tutto falso, anche perché la spesa sostenuta per il funzionamento del CFS si compensa ampiamente con le sanzioni amministrative notificate. Alcune stime ufficiali spiegano che il Corpo Forestale costa ai Cittadini circa 490 milioni di euro all’anno, di cui circa 460 sono quelli che gravano sui costi del Personale. Questo significa che spostando queste 8000 unità del Corpo in un'altra Forza di Polizia, assunto che gli stipendi saranno pagati comunque, la spesa pubblica non cambia. Alla spesa del Personale si sommano poi circa 30 milioni di euro l’anno per il funzionamento del Corpo stesso, compensata come detto dalle sanzioni erogate proprio per merito dell’azione svolta. La media degli ultimi quattro anni, fino al 2013, rispetto ad illeciti amministrativi contestati, è stata di circa 28.250.000 euro. Solo nel 2013 i reati accertati sono stati circa 11.730 ed oltre 300 le persone denunciate per il reato d’incendio boschivo.
Casomai la soppressione del CFS e la confluenza del Personale in altre Forze di Polizia realizza un aumento della spesa pubblica. Come ? E’ presto detto: alle 8000 Unità del CFS andrebbe sostituita tutta la fornitura delle Uniformi e delle dotazioni di Reparto per una spesa non inferiore ai 12 milioni di euro. Altri milioni serviranno per modificare foggia e colori della flotta dei mezzi del CFS (circa 1700), compresa quella aerea (indipendentemente se passerebbe ad una Forza di Polizia e/o al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco); così come servirebbero non meno di altri 2 milioni per fare almeno una “mini formazione” al Personale che transiterebbe in altri Corpi.
Infine serve dire che la soppressione del CFS e lo spezzettamento delle funzioni in diverse altre Forze di Polizia non risolverebbe il vero problema di costi della spesa pubblica che è rappresentato dalle sovrapposizioni e duplicazioni di funzioni (troppi che arrivano sugli stessi eventi, con compiti analoghi e con conflittualità istituzionali ogni volta da chiarire). Basti pensare al NOE (nucleo operativo ecologico) dell’Arma Carabinieri che però ha Reparti che si occupano anche di politiche agricole e alimentari (deciso con Decreto del 2008); l’Ispra (Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale) posto alle dipendenze del Ministero dell’Ambiente; la Guardia di Finanza con un Nucleo Repressioni Frodi Comunitarie che non
si occupa solo di materie economico finanziarie ma anche di controlli al sistema dell’energia e del sistema idrico, ma anche con un occhio alla filiera dei rifiuti; la Capitaneria di Porto che incrocia i controlli anche riguardo la fauna ittica e non solo.
Avrebbe quindi invece senso pensare allo sviluppo del Corpo Forestale dello Stato, che avrebbe potuto assorbire il personale della Polizia Provinciale e quelli dei Corpi Forestali Regionali delle Regioni a Statuto Speciale che il Governo ha lasciato fuori dallo schema di riforma che contestiamo. Quanto meno il CFS avrebbe potuto coordinare una vera e propria “Cabina di Regia” per tutte quelle che sono le attività Istituzionali di cui ha competenza il CFS, facendogli coordinare le oltre 100 Polizie Provinciali.
Adesso il Provvedimento “Madia” torna al Senato, dove speriamo si vorrà tornare ad aprire gli occhi su quella che – lo ribadiamo – è una scelta sbagliata.
Fabrizio Ciuffini, Segretario Generale FNS Firenze Prato
Un progetto inutile se non addirittura pericoloso, che all’indomani della promulgazione della nuova legge per il contrasto alle “Eco Mafie” rischia di far sparire tutta quella capacità organizzativa e d’intelligence che il Corpo Forestale ha sviluppato nel tempo e che oggi lo colloca a fianco degli Uffici delle Procure di tutta Italia, più impegnate nel contrasto e prevenzione dei reati ambientali.
Al tempo che il Governo lanciò l’idea – sempre con il solito tweet - per convincere i Cittadini della bontà dell’operazione, si riproponeva la discussione sul perché 5 Corpi di Polizia in Italia e su come accorpandoli si potesse risparmiare sul bilancio dello Stato.
Tutto falso, anche perché la spesa sostenuta per il funzionamento del CFS si compensa ampiamente con le sanzioni amministrative notificate. Alcune stime ufficiali spiegano che il Corpo Forestale costa ai Cittadini circa 490 milioni di euro all’anno, di cui circa 460 sono quelli che gravano sui costi del Personale. Questo significa che spostando queste 8000 unità del Corpo in un'altra Forza di Polizia, assunto che gli stipendi saranno pagati comunque, la spesa pubblica non cambia. Alla spesa del Personale si sommano poi circa 30 milioni di euro l’anno per il funzionamento del Corpo stesso, compensata come detto dalle sanzioni erogate proprio per merito dell’azione svolta. La media degli ultimi quattro anni, fino al 2013, rispetto ad illeciti amministrativi contestati, è stata di circa 28.250.000 euro. Solo nel 2013 i reati accertati sono stati circa 11.730 ed oltre 300 le persone denunciate per il reato d’incendio boschivo.
Casomai la soppressione del CFS e la confluenza del Personale in altre Forze di Polizia realizza un aumento della spesa pubblica. Come ? E’ presto detto: alle 8000 Unità del CFS andrebbe sostituita tutta la fornitura delle Uniformi e delle dotazioni di Reparto per una spesa non inferiore ai 12 milioni di euro. Altri milioni serviranno per modificare foggia e colori della flotta dei mezzi del CFS (circa 1700), compresa quella aerea (indipendentemente se passerebbe ad una Forza di Polizia e/o al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco); così come servirebbero non meno di altri 2 milioni per fare almeno una “mini formazione” al Personale che transiterebbe in altri Corpi.
Infine serve dire che la soppressione del CFS e lo spezzettamento delle funzioni in diverse altre Forze di Polizia non risolverebbe il vero problema di costi della spesa pubblica che è rappresentato dalle sovrapposizioni e duplicazioni di funzioni (troppi che arrivano sugli stessi eventi, con compiti analoghi e con conflittualità istituzionali ogni volta da chiarire). Basti pensare al NOE (nucleo operativo ecologico) dell’Arma Carabinieri che però ha Reparti che si occupano anche di politiche agricole e alimentari (deciso con Decreto del 2008); l’Ispra (Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale) posto alle dipendenze del Ministero dell’Ambiente; la Guardia di Finanza con un Nucleo Repressioni Frodi Comunitarie che non
si occupa solo di materie economico finanziarie ma anche di controlli al sistema dell’energia e del sistema idrico, ma anche con un occhio alla filiera dei rifiuti; la Capitaneria di Porto che incrocia i controlli anche riguardo la fauna ittica e non solo.
Avrebbe quindi invece senso pensare allo sviluppo del Corpo Forestale dello Stato, che avrebbe potuto assorbire il personale della Polizia Provinciale e quelli dei Corpi Forestali Regionali delle Regioni a Statuto Speciale che il Governo ha lasciato fuori dallo schema di riforma che contestiamo. Quanto meno il CFS avrebbe potuto coordinare una vera e propria “Cabina di Regia” per tutte quelle che sono le attività Istituzionali di cui ha competenza il CFS, facendogli coordinare le oltre 100 Polizie Provinciali.
Adesso il Provvedimento “Madia” torna al Senato, dove speriamo si vorrà tornare ad aprire gli occhi su quella che – lo ribadiamo – è una scelta sbagliata.
Fabrizio Ciuffini, Segretario Generale FNS Firenze Prato
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