PATTO DI SISTEMA PER A SALVAGUARDIA DELL'ECCELLENZA DI FILIERA
🙌𝗨𝗻 𝗣𝗮𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗺𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗺𝗶𝗻𝗶𝗺𝗶𝘇𝘇𝗮𝗿𝗲 𝗴𝗹𝗶 𝗶𝗺𝗽𝗮𝘁𝘁𝗶 𝘀𝘂𝗹𝗹𝗮 𝗳𝗶𝗹𝗶𝗲𝗿𝗮, 𝗰𝗮𝘂𝘀𝗮𝘁𝗶 𝗱𝗮𝗹 𝗿𝗮𝗹𝗹𝗲𝗻𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗰𝗼𝗻𝗴𝗶𝘂𝗻𝘁𝘂𝗿𝗮𝗹𝗲 𝗲 𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗮𝘃𝗮𝗻𝘁𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗴𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝘀𝗮𝗽𝗲𝗿 𝗳𝗮𝗿𝗲 𝗲 𝗹’𝗲𝗰𝗰𝗲𝗹𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗮𝗱𝗱𝗶𝘀𝘁𝗶𝗻𝗴𝘂𝗼𝗻𝗼 𝗹𝗮 𝗽𝗲𝗹𝗹𝗲𝘁𝘁𝗲𝗿𝗶𝗮 𝗳𝗶𝗼𝗿𝗲𝗻𝘁𝗶𝗻𝗮:
questi, in sintesi, i cardini del protocollo d'intesa, siglato fra Confindustria Firenze e organizzazioni territoriali di Filctem Cgil Toscana , Femca-Cisl e Uiltec
📢“𝘿𝙤𝙗𝙗𝙞𝙖𝙢𝙤 𝙥𝙧𝙤𝙩𝙚𝙜𝙜𝙚𝙧𝙚 𝙡𝙖𝙫𝙤𝙧𝙖𝙩𝙤𝙧𝙞 𝙚 𝙨𝙞𝙨𝙩𝙚𝙢𝙞 𝙘𝙝𝙚 𝙣𝙚𝙜𝙡𝙞 𝙖𝙣𝙣𝙞 𝙝𝙖𝙣𝙣𝙤 𝙛𝙖𝙩𝙩𝙤 𝙜𝙧𝙖𝙣𝙙𝙞 𝙞 𝙣𝙤𝙨𝙩𝙧𝙞 𝙙𝙞𝙨𝙩𝙧𝙚𝙩𝙩𝙞 𝙣𝙚𝙡 𝙢𝙤𝙣𝙙𝙤 𝙚 𝙦𝙪𝙚𝙨𝙩𝙤 𝙚̀ 𝙞𝙡 𝙥𝙧𝙞𝙢𝙤 𝙥𝙖𝙨𝙨𝙤”, afferma Mirko Zacchei, segretario generale Femca Cisl Firenze-Prato .
✅Il protocollo nei prossimi giorni sarà presentato alla Regione Toscana, partner istituzionale indispensabile di questo ambizioso progetto, per l’individuazione di politiche industriali mirate, che consentano di accompagnare le aziende in questo lungimirante e necessario percorso, attraverso misure finanziarie che supportino l’innovazione delle imprese, nonché per richiedere il necessario sostegno in tema di ammortizzatori sociali.
📌Leggi l'articolo de La Nazione qui:
https://www.lanazione.it/empoli/cronaca/pelletteria-il-rilancio-della-filiera-un-patto-fra-aziende-e-sindacati-e0b9a35d
questi, in sintesi, i cardini del protocollo d'intesa, siglato fra Confindustria Firenze e organizzazioni territoriali di Filctem Cgil Toscana , Femca-Cisl e Uiltec
📢“𝘿𝙤𝙗𝙗𝙞𝙖𝙢𝙤 𝙥𝙧𝙤𝙩𝙚𝙜𝙜𝙚𝙧𝙚 𝙡𝙖𝙫𝙤𝙧𝙖𝙩𝙤𝙧𝙞 𝙚 𝙨𝙞𝙨𝙩𝙚𝙢𝙞 𝙘𝙝𝙚 𝙣𝙚𝙜𝙡𝙞 𝙖𝙣𝙣𝙞 𝙝𝙖𝙣𝙣𝙤 𝙛𝙖𝙩𝙩𝙤 𝙜𝙧𝙖𝙣𝙙𝙞 𝙞 𝙣𝙤𝙨𝙩𝙧𝙞 𝙙𝙞𝙨𝙩𝙧𝙚𝙩𝙩𝙞 𝙣𝙚𝙡 𝙢𝙤𝙣𝙙𝙤 𝙚 𝙦𝙪𝙚𝙨𝙩𝙤 𝙚̀ 𝙞𝙡 𝙥𝙧𝙞𝙢𝙤 𝙥𝙖𝙨𝙨𝙤”, afferma Mirko Zacchei, segretario generale Femca Cisl Firenze-Prato .
✅Il protocollo nei prossimi giorni sarà presentato alla Regione Toscana, partner istituzionale indispensabile di questo ambizioso progetto, per l’individuazione di politiche industriali mirate, che consentano di accompagnare le aziende in questo lungimirante e necessario percorso, attraverso misure finanziarie che supportino l’innovazione delle imprese, nonché per richiedere il necessario sostegno in tema di ammortizzatori sociali.
📌Leggi l'articolo de La Nazione qui:
https://www.lanazione.it/empoli/cronaca/pelletteria-il-rilancio-della-filiera-un-patto-fra-aziende-e-sindacati-e0b9a35d
malo: in cig via sms
“Il Tribunale verifichi che all’interno del Piano concordatario l’azienda rispetti gli impegni presi, cosa che temiamo non stia facendo”. E’ quanto hanno chiesto stamani con un presidio davanti al Palazzo di Giustizia di Firenze le lavoratrici (sono soprattutto donne) e i lavoratori della Malo (58 ad oggi), azienda di Cachemire di Campi Bisenzio per la quale il Tribunale ha ammesso la procedura di concordato in continuità.
L’ultima goccia, che ha fatto traboccare il vaso della rabbia e portato in piazza le 58 dipendenti (sono soprattutto donne) sono gli SMS con cui l’azienda ha informato alcune di loro nei giorni scorsi della messa in cassa integrazione. Una procedura che dimostra scarso rispetto dei lavoratori ed ha preso il via dopo l’ultimo sciopero, lo scorso 28 marzo: da lì, l’azienda fa i programmi di Cassa senza convocare il sindacato.
“L’utilizzo della Cassa integrazione, a rotazione per circa metà del personale – dicono Mirko Zacchei (Femca-Cisl) e Alessandro Picchioni (Filctem-Cgil) è sempre più corposo per la mancanza della liquidità necessaria a comprare il filato. Gli ordini ci sarebbero anche, ma la produzione è ferma perché manca la materia prima. E c’è da fare il campionario per l’autunno-inverno, senza il quale non arriveranno ordini per i prossimi 6 mesi. Una spirale perversa che va interrotta subito, altrimenti l’azienda morirà. E a nulla servirà il tentativo di trovare un compratore, se nel frattempo la produzione non resta attiva.”
Per questo i sindacati hanno deciso di scendere di nuovo in piazza oggi. Il prossimo appuntamento è fissato per il 23 Aprile (ore 11), quando, dopo un rinvio dal 6 Aprile, le parti sono nuovamente convocate al tavolo dell’Unità di crisi della Regione Toscana. “Lì – dicono Zacchei e Picchioni – bisogna che ci siano risposte serie e credibili. Non c’è più tempo da perdere, per la vita stessa dell’azienda.”Clicca qui per modificare.
L’ultima goccia, che ha fatto traboccare il vaso della rabbia e portato in piazza le 58 dipendenti (sono soprattutto donne) sono gli SMS con cui l’azienda ha informato alcune di loro nei giorni scorsi della messa in cassa integrazione. Una procedura che dimostra scarso rispetto dei lavoratori ed ha preso il via dopo l’ultimo sciopero, lo scorso 28 marzo: da lì, l’azienda fa i programmi di Cassa senza convocare il sindacato.
“L’utilizzo della Cassa integrazione, a rotazione per circa metà del personale – dicono Mirko Zacchei (Femca-Cisl) e Alessandro Picchioni (Filctem-Cgil) è sempre più corposo per la mancanza della liquidità necessaria a comprare il filato. Gli ordini ci sarebbero anche, ma la produzione è ferma perché manca la materia prima. E c’è da fare il campionario per l’autunno-inverno, senza il quale non arriveranno ordini per i prossimi 6 mesi. Una spirale perversa che va interrotta subito, altrimenti l’azienda morirà. E a nulla servirà il tentativo di trovare un compratore, se nel frattempo la produzione non resta attiva.”
Per questo i sindacati hanno deciso di scendere di nuovo in piazza oggi. Il prossimo appuntamento è fissato per il 23 Aprile (ore 11), quando, dopo un rinvio dal 6 Aprile, le parti sono nuovamente convocate al tavolo dell’Unità di crisi della Regione Toscana. “Lì – dicono Zacchei e Picchioni – bisogna che ci siano risposte serie e credibili. Non c’è più tempo da perdere, per la vita stessa dell’azienda.”Clicca qui per modificare.
Malo: lavoratori di nuovo in strada
Mezz’ora di sciopero spontaneO
Arrivano gli ordini, ma l’azienda ci mette in cassa integrazione perchE' non riesce ad acquistare il filo per lavorare”
19/03/2018 Sciopero spontaneo di mezz’ora oggi pomeriggio per i lavoratori della Malo di Campi Bisenzio (FI).
La decisione l’hanno presa gli stessi lavoratori (un cinquantina in tutto) al termine dell’assemblea a cui hanno partecipato anche i rappresentanti sindacali di Femca-Cisl e Filctem-Cgil.
Le motivazioni vanno ricercate nell’incertezza sul futuro, che permane anche dopo la concessione del concordato fallimentare e nelle decisioni gestionali che i vertici aziendali stanno attuando in questo periodo.
“Decisioni non funzionali alle necessità attuali dell’azienda” denunciano Mirko Zacchei (Femca-Cisl) e Monica Biagiotti (Filctem-Cgil). “Basti pensare che da oggi i lavoratori sono in cassa integrazione a rotazione, proprio quando in azienda ci sono ordini da evadere, ma manca la materia prima, il filo, per poter lavorare.”
“I lavoratori – aggiungono Zacchei e Biagiotti – chiedono il rispetto dovuto a chi per anni ha tenuto insieme con responsabilità una situazione aziendale al limite. Sono stati finora più che disponibili per salvare l’azienda, ma vedono una gestione inconcludente e temono che tutti gli sforzi vengano vanificati.”
Per questo Femca e Filctem preannunciano ulteriori iniziative di mobilitazione se l’azienda non fornirà al più presto spiegazioni sulla situazione attuale e su come intende farvi fronte.
La decisione l’hanno presa gli stessi lavoratori (un cinquantina in tutto) al termine dell’assemblea a cui hanno partecipato anche i rappresentanti sindacali di Femca-Cisl e Filctem-Cgil.
Le motivazioni vanno ricercate nell’incertezza sul futuro, che permane anche dopo la concessione del concordato fallimentare e nelle decisioni gestionali che i vertici aziendali stanno attuando in questo periodo.
“Decisioni non funzionali alle necessità attuali dell’azienda” denunciano Mirko Zacchei (Femca-Cisl) e Monica Biagiotti (Filctem-Cgil). “Basti pensare che da oggi i lavoratori sono in cassa integrazione a rotazione, proprio quando in azienda ci sono ordini da evadere, ma manca la materia prima, il filo, per poter lavorare.”
“I lavoratori – aggiungono Zacchei e Biagiotti – chiedono il rispetto dovuto a chi per anni ha tenuto insieme con responsabilità una situazione aziendale al limite. Sono stati finora più che disponibili per salvare l’azienda, ma vedono una gestione inconcludente e temono che tutti gli sforzi vengano vanificati.”
Per questo Femca e Filctem preannunciano ulteriori iniziative di mobilitazione se l’azienda non fornirà al più presto spiegazioni sulla situazione attuale e su come intende farvi fronte.
RICHARD GINORI, OCCUPATA LA FABBRICA
Richard Ginori, i lavoratori hanno occupato la fabbrica di Sesto Fiorentino.
Un atto forte e simbolico per far vedere cosa siamo disposti a fare”, hanno detto Filctem Cgil, Femca Cisl, UilTec e Cobas che chiedono un accordo tra le parti sulla compravendita dei terreni per attuare il piano di rilancio promesso
Stamattina 7/11 i lavoratori della Richard Ginori, riuniti in assemblea, hanno votato per lo sciopero di otto ore e per l’occupazione dello stabilimento di Sesto Fiorentino per la giornata di oggi. “Non c’è più tempo, i lavoratori sono arrivati al colmo della pazienza. Le parti devono trovare un accordo sulla compravendita dei terreni, precondizione per il piano di rilancio promesso dall’azienda”, hanno detto Filctem Cgil, Femca Cisl, UilTec e Cobas. Che hanno aggiunto: “L’occupazione di oggi è un atto forte e simbolico che vuol far vedere cosa sono disposti a fare questi lavoratori per tutelare la loro fabbrica, i loro posti di lavoro, la storia di questa azienda”. Le quattro sigle sindacali hanno concluso così: “Al Ministero c’è un tavolo aperto da mesi, c’è un impegno forte di tutte le istituzioni coese sull’obiettivo: basta col perdere tempo, è da irresponsabili non trovare una soluzione positiva a questa trattativa, ogni minuto che passa mette a repentaglio il destino dell’azienda”.
Stamani hanno fatto visita all’occupazione in segno di solidarietà, tra gli altri, il sindaco di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi e Gianfranco Simoncini, consigliere del presidente della Regione Enrico Rossi per il lavoro.
Un atto forte e simbolico per far vedere cosa siamo disposti a fare”, hanno detto Filctem Cgil, Femca Cisl, UilTec e Cobas che chiedono un accordo tra le parti sulla compravendita dei terreni per attuare il piano di rilancio promesso
Stamattina 7/11 i lavoratori della Richard Ginori, riuniti in assemblea, hanno votato per lo sciopero di otto ore e per l’occupazione dello stabilimento di Sesto Fiorentino per la giornata di oggi. “Non c’è più tempo, i lavoratori sono arrivati al colmo della pazienza. Le parti devono trovare un accordo sulla compravendita dei terreni, precondizione per il piano di rilancio promesso dall’azienda”, hanno detto Filctem Cgil, Femca Cisl, UilTec e Cobas. Che hanno aggiunto: “L’occupazione di oggi è un atto forte e simbolico che vuol far vedere cosa sono disposti a fare questi lavoratori per tutelare la loro fabbrica, i loro posti di lavoro, la storia di questa azienda”. Le quattro sigle sindacali hanno concluso così: “Al Ministero c’è un tavolo aperto da mesi, c’è un impegno forte di tutte le istituzioni coese sull’obiettivo: basta col perdere tempo, è da irresponsabili non trovare una soluzione positiva a questa trattativa, ogni minuto che passa mette a repentaglio il destino dell’azienda”.
Stamani hanno fatto visita all’occupazione in segno di solidarietà, tra gli altri, il sindaco di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi e Gianfranco Simoncini, consigliere del presidente della Regione Enrico Rossi per il lavoro.
Richard Ginori, flash mob dei lavoratori a Firenze
“Non fermate le mani che creano la bellezza”
Firenze, 22-9-2017 - “Non fermate le mani che creano la bellezza”: recita questa frase lo striscione che sarà issato sulla facciata del Bargello (su piazza San Firenze), tramite dei palloni aerostatici, dai lavoratori della Richard Ginori: appuntamento domani sabato 23 settembre alle ore 16. Durante questo flash mob, sempre in piazza San Firenze, ci saranno dei banchini dove i lavoratori regaleranno decori e manufatti creati sul posto.
L’iniziativa anticipa l’inaugurazione della video-installazione “La fabbrica della bellezza. La Manifattura Ginori e il suo popolo. Video-Ritratti di Matilde Gagliardo”: 21 ritratti in video degli operai Ginori saranno proiettati nel cortile del Museo Nazionale del Bargello, dalle 17,30. La video-installazione è legata e complementare alla mostra in corso al Museo Nazionale del Bargello, “La fabbrica della bellezza. La Manifattura Ginori e il suo popolo di statue” (18 maggio-1° ottobre).
“L’iniziativa dello striscione, che si lega alle mostre al Bargello, vuole da una parte testimoniare il vincolo inscindibile tra la Richard Ginori e il Museo di Doccia, tra il popolo dello stabilimento e il popolo di statue del Bargello, tra la bellezza di Firenze e quella del lavoro di qualità; dall’altra parte, vuole continuare a sensibilizzare sulla vertenza - dicono i sindacati -. All’azienda si chiede ancora maggiore determinazione a completare l’acquisto dei terreni che ospitano lo stabilimento, e si ribadisce con forza la richiesta agli istituti di credito di chiudere la trattativa per la cessione dei terreni senza speculare sulla pelle dei lavoratori”.
L’iniziativa anticipa l’inaugurazione della video-installazione “La fabbrica della bellezza. La Manifattura Ginori e il suo popolo. Video-Ritratti di Matilde Gagliardo”: 21 ritratti in video degli operai Ginori saranno proiettati nel cortile del Museo Nazionale del Bargello, dalle 17,30. La video-installazione è legata e complementare alla mostra in corso al Museo Nazionale del Bargello, “La fabbrica della bellezza. La Manifattura Ginori e il suo popolo di statue” (18 maggio-1° ottobre).
“L’iniziativa dello striscione, che si lega alle mostre al Bargello, vuole da una parte testimoniare il vincolo inscindibile tra la Richard Ginori e il Museo di Doccia, tra il popolo dello stabilimento e il popolo di statue del Bargello, tra la bellezza di Firenze e quella del lavoro di qualità; dall’altra parte, vuole continuare a sensibilizzare sulla vertenza - dicono i sindacati -. All’azienda si chiede ancora maggiore determinazione a completare l’acquisto dei terreni che ospitano lo stabilimento, e si ribadisce con forza la richiesta agli istituti di credito di chiudere la trattativa per la cessione dei terreni senza speculare sulla pelle dei lavoratori”.
Vertenza Malo: il 15 maggio presidio in via Montenapoleone a Milano
I lavoratori dell’azienda di cashmere di Campi Bisenzio e Borgonovo hanno proclamato lo sciopero
Il tempo delle promesse si è concluso, occorre urgentemente passare ai fatti, da mesi attendiamo una ricapitalizzazione che non arriva mai.
Nel corso delle recenti assemblee i lavoratori hanno bocciato all’unanimità il piano della dirigenza che prevede 20 esuberi a Campi Bisenzio (Firenze) e 38 nello stabilimento di Borgonovo Val Tidone (Piacenza) e proclamato un pacchetto di 20 ore di sciopero, per dire no ai tagli prospettati dall'azienda.
Occorrono investimenti ben più forti degli attuali 20 milioni in 18 mesi annunciati che servirebbero a mala pena a coprire le perdite dei prossimi esercizi, ma, purtroppo, apprendiamo che il CDA non ha ancora deliberato nulla su questi 20 milioni, rimandando ulteriormente la ricapitalizzazione e la possibilità di far ripartire l'azienda.
E' già fin troppo tardi, una buona parte della collezione è stata pregiudicata per le conseguenze della mancanza di liquidità e non arriverà mai in tempo nei negozi, c'è il rischio che si intacchi la fiducia dei clienti e dei consumatori, ultimo baluardo da tutelare, insieme alla specializzazione del lavoro, per dare un futuro all'azienda.
Rivolgiamo l'ennesimo appello all'azienda che ha dichiarato di essere disposta ad accogliere richieste di confronto delle rappresentanze sindacali, chiediamo che si dia corso al piano ambizioso di riqualificazione delle produzioni che l'azienda stessa ci aveva presentato all'inizio del 2017, che attraverso l'acquisizione di produzioni “esterne” ottimizzi le capacità produttive e i costi aziendali.
Siamo determinati a portare avanti le nostre proteste ma, al contempo, disponibili a tornare al tavolo delle trattative nel caso arrivino i capitali e le opportune correzioni al piano aziendale. Per tutte queste ragioni, i lavoratori proclamano 8 ore di sciopero per lunedì 15 maggio, con presidio nella tarda mattinata davanti al negozio di Milano in via Montenapoleone.
Nel corso delle recenti assemblee i lavoratori hanno bocciato all’unanimità il piano della dirigenza che prevede 20 esuberi a Campi Bisenzio (Firenze) e 38 nello stabilimento di Borgonovo Val Tidone (Piacenza) e proclamato un pacchetto di 20 ore di sciopero, per dire no ai tagli prospettati dall'azienda.
Occorrono investimenti ben più forti degli attuali 20 milioni in 18 mesi annunciati che servirebbero a mala pena a coprire le perdite dei prossimi esercizi, ma, purtroppo, apprendiamo che il CDA non ha ancora deliberato nulla su questi 20 milioni, rimandando ulteriormente la ricapitalizzazione e la possibilità di far ripartire l'azienda.
E' già fin troppo tardi, una buona parte della collezione è stata pregiudicata per le conseguenze della mancanza di liquidità e non arriverà mai in tempo nei negozi, c'è il rischio che si intacchi la fiducia dei clienti e dei consumatori, ultimo baluardo da tutelare, insieme alla specializzazione del lavoro, per dare un futuro all'azienda.
Rivolgiamo l'ennesimo appello all'azienda che ha dichiarato di essere disposta ad accogliere richieste di confronto delle rappresentanze sindacali, chiediamo che si dia corso al piano ambizioso di riqualificazione delle produzioni che l'azienda stessa ci aveva presentato all'inizio del 2017, che attraverso l'acquisizione di produzioni “esterne” ottimizzi le capacità produttive e i costi aziendali.
Siamo determinati a portare avanti le nostre proteste ma, al contempo, disponibili a tornare al tavolo delle trattative nel caso arrivino i capitali e le opportune correzioni al piano aziendale. Per tutte queste ragioni, i lavoratori proclamano 8 ore di sciopero per lunedì 15 maggio, con presidio nella tarda mattinata davanti al negozio di Milano in via Montenapoleone.
CORSO DI SOPRAVVIVENZA SINDACALE
La Femca Cisl di Firenze e Prato organizza il Corso di Sopravvivenza Sindacale, utilissimo strumento di conoscenza del mondo del lavoro specialmente per quei giovani che stanno entrando o sono entrati da poco nel mondo del lavoro.
Busta paga, TFR, Previdenza e Fisco saranno gli argomenti trattati da esperti del settore: il corso- completamente gratuito ed aperto a tutti - si svolgerà a Prato, nella storica sede della Cisl Pratese in Via Pallacorda 5 dalle ore 21.00, nei quattro martedi di maggio. Per informazioni si può contattare Gianluca al 3938989937, Ingrid al 3938735159 o alla pagina Facebook della femca di Firenze e Prato. "Siamo la più grande categoria sindacale dell'industria -affermano i rappresentanti della Femca pratese- è quasi un dovere dare alcuni strumenti a chi si affaccia nel mondo del lavoro o a chi ne vuol sapere di più, specialmente in un periodo storico in cui le normative sul lavoro cambiano troppo in fretta. E' un corso semplificato e ci auguriamo anche divertente, la Cisl pratese lo ha già fatto anni fa e ha riscosso molto successo perchè a spiegare non ci sono professori, ma chi va nelle aziende tutti i giorni e vive i problemi delle persone. Il livello della competenza è garantito dalla presenza di responsabili nazionali anche del settore tessile. L'avventura comincia martedi 2 maggio con la palude della busta paga, poi affronteremo il ponte sospeso tra TFR e previdenza complementare, mentre martedi 16 Maggio proveremo ad uscire dal il labirinto della fiscalità. Chiuderemo il corso attraverso il tunnel della previdenza sociale, con la certezza che i corsisti di oggi saranno lavoratori più forti domani" |
Un #contrattodignitoso per la moda
Venerdi' 13 a Firenze non sfileranno solo i modelli di Pitti, ma anche migliaia di lavoratori del settore da tutta Italia
Si concluderà in piazza dell’Unità d’Italia, con il comizio finale, la grande manifestazione nazionale dei lavoratori del settore moda (tessile, abbigliamento e calzature) che invaderanno Firenze, venerdì prossimo 13 Gennaio, in occasione dello sciopero generale di 8 ore proclamato in tutta Italia da Femca-Cisl, Filcam-Cgil e Uiltec-Uil per il rinnovo dei contratti di lavoro.
Venerdì dunque, nel capoluogo toscano, a sfilare non ci saranno solo i modelli di Pitti Uomo, ma anche chi, fisicamente, la moda italiana la produce. Donne e uomini che non riescono a vedersi riconosciuta, con il rinnovo del contratto, la loro parte di merito in uno dei settori fiore all’occhiello del made in Italy e che, grazie all’export, ha resistito bene alla crisi e mantenuto alto fatturati e redditività. Il concentramento del corteo è previsto alle 10,30 in piazza dei Cavalleggeri, davanti alla Biblioteca Nazionale.
“Lo sciopero fa male a tutti, sia ai lavoratori che alle imprese, perché innesca inutili attriti e conflitti. Ma non avevamo alternativa” dice Massimo Guerranti, segretario toscano della Femca-Cisl. “Abbiamo scelto la settimana di Pitti Uomo a Firenze perché vogliamo far sapere a chi guarda la moda che i lavoratori che contribuiscono a creare i prodotti che vanno in vetrina, ancora non hanno rinnovato il contratto nazionale. Vogliamo soltanto un contratto dignitoso.”
“Il settore moda italiano – prosegue Guerranti - è un sistema integrato di committenti, terzisti, filiere e fornitori e il contratto nazionale di lavoro rappresenta lo strumento economico di equità tra i lavoratori che operano sullo stesso prodotto - scarpa, giubbotto e tessuto - ma che sono dipendenti di aziende diverse tra loro. Soltanto una piccola minoranza di imprese del settore redistribuisce reddito con i premi aziendali e per questo il contratto nazionale rappresenta per la maggioranza dei lavoratori l’occasione di vedere salario.”
“Siamo passati da anni molto critici, licenziamenti, ristrutturazioni e cassa integrazione e anche nelle difficoltà i contratti si sono sempre rinnovati, perché non oggi che i fatturati hanno ripreso la buona strada? Perché se altri contratti dello stesso settore sono stati rinnovati decorosamente - come Confapi, occhiali, pelletteria, lavanderie - i calzaturieri invece continuano a non voler rinnovare il contratto? Stiamo parlando di aumenti tra 70 e 75 euro in tre anni ! Che danno gravoso possono arrecare ad un sistema che macina fatturati su fatturati ?”
Venerdì dunque, nel capoluogo toscano, a sfilare non ci saranno solo i modelli di Pitti Uomo, ma anche chi, fisicamente, la moda italiana la produce. Donne e uomini che non riescono a vedersi riconosciuta, con il rinnovo del contratto, la loro parte di merito in uno dei settori fiore all’occhiello del made in Italy e che, grazie all’export, ha resistito bene alla crisi e mantenuto alto fatturati e redditività. Il concentramento del corteo è previsto alle 10,30 in piazza dei Cavalleggeri, davanti alla Biblioteca Nazionale.
“Lo sciopero fa male a tutti, sia ai lavoratori che alle imprese, perché innesca inutili attriti e conflitti. Ma non avevamo alternativa” dice Massimo Guerranti, segretario toscano della Femca-Cisl. “Abbiamo scelto la settimana di Pitti Uomo a Firenze perché vogliamo far sapere a chi guarda la moda che i lavoratori che contribuiscono a creare i prodotti che vanno in vetrina, ancora non hanno rinnovato il contratto nazionale. Vogliamo soltanto un contratto dignitoso.”
“Il settore moda italiano – prosegue Guerranti - è un sistema integrato di committenti, terzisti, filiere e fornitori e il contratto nazionale di lavoro rappresenta lo strumento economico di equità tra i lavoratori che operano sullo stesso prodotto - scarpa, giubbotto e tessuto - ma che sono dipendenti di aziende diverse tra loro. Soltanto una piccola minoranza di imprese del settore redistribuisce reddito con i premi aziendali e per questo il contratto nazionale rappresenta per la maggioranza dei lavoratori l’occasione di vedere salario.”
“Siamo passati da anni molto critici, licenziamenti, ristrutturazioni e cassa integrazione e anche nelle difficoltà i contratti si sono sempre rinnovati, perché non oggi che i fatturati hanno ripreso la buona strada? Perché se altri contratti dello stesso settore sono stati rinnovati decorosamente - come Confapi, occhiali, pelletteria, lavanderie - i calzaturieri invece continuano a non voler rinnovare il contratto? Stiamo parlando di aumenti tra 70 e 75 euro in tre anni ! Che danno gravoso possono arrecare ad un sistema che macina fatturati su fatturati ?”
Ginori annuncia 87 esuberi
Sciopero immediato e manifestazione in piazza duomo a Firenze.
87 esuberi alla Ginori di Sesto Fiorentino. E’ quanto annunciato oggi dall’azienda nell’incontro con i sindacati per la presentazione del nuovo piano industriale triennale. “Una decisione irricevibile – dice Mirko Zacchei, della Femca-Cisl di Firenze e Prato -. Non possiamo accettare che un piano di ristrutturazione dell’azienda si basi solo su un numero di persone che devono uscire, piuttosto che su un vero piano industriale. Anzi, il progetto che ci è stato presentato è fumoso. Ma non devono essere ancora una volta i lavoratori a pagare gli sbagli del passato e la sciagurata gestione fino ad oggi.”
Dopo l’incontro di ieri 24/11 i sindacati hanno riferito ai lavoratori la situazione in un’assemblea che si è conclusa con l'immediata decisione da parte dei lavoratori di scioperare. Sciopero ripetuto stamani, in parallelo a una manifestazione a Firenze, sotto la presidenza della Regione Toscana (piazza Duomo), dov’è in programma un incontro, già fissato tra l’azienda e la Regione.
tessile: Otto ore di sciopero proclamato dalle categorie di Cgil, Cisl e Uil nell’ambito della vertenza nazionale.
Otto ore di sciopero lunedì prossimo 21 Novembre per gli oltre 30 mila lavoratori toscani del settore tessile e abbigliamento, per chiedere un nuovo contratto di lavoro dignitoso.
A proclamarlo sono stati i sindacati di categoria regionali di Cgil, Cisl e Uil, nell’ambito della mobilitazione nazionale per il contratto tessile-abbigliamento del settore industriale, che prevede forme di lotta articolare a livello regionale e territoriale.
Il giorno dello sciopero verrà attuato un presidio davanti alla sede di Confindustria Toscana Nord, in via Valentini n° 14, a Prato dalle ore 10,30 alle 12, a cui parteciperanno delegazioni di lavoratori da tutta la Toscana.
“Vogliamo un contratto dignitoso. E le proposte delle aziende finora non vanno in questa direzione” dice Massimo Guerranti, segretario generale della Femca-Cisl toscana.
“Ci propongono un contratto senza aumenti salariali certi per i prossimi tre anni, con la riduzione delle indennità di malattia e delle ore di ferie, con gli straordinari obbligatori. Posizioni inaccettabili – continua Guerranti - e in certi casi perfino controproducenti per l’economia, come nel no alla revisione del sistema di inquadramento, fondamentale invece per aumentare la produttività del settore e dunque la sua capacità di competere a livello internazionale.”
A proclamarlo sono stati i sindacati di categoria regionali di Cgil, Cisl e Uil, nell’ambito della mobilitazione nazionale per il contratto tessile-abbigliamento del settore industriale, che prevede forme di lotta articolare a livello regionale e territoriale.
Il giorno dello sciopero verrà attuato un presidio davanti alla sede di Confindustria Toscana Nord, in via Valentini n° 14, a Prato dalle ore 10,30 alle 12, a cui parteciperanno delegazioni di lavoratori da tutta la Toscana.
“Vogliamo un contratto dignitoso. E le proposte delle aziende finora non vanno in questa direzione” dice Massimo Guerranti, segretario generale della Femca-Cisl toscana.
“Ci propongono un contratto senza aumenti salariali certi per i prossimi tre anni, con la riduzione delle indennità di malattia e delle ore di ferie, con gli straordinari obbligatori. Posizioni inaccettabili – continua Guerranti - e in certi casi perfino controproducenti per l’economia, come nel no alla revisione del sistema di inquadramento, fondamentale invece per aumentare la produttività del settore e dunque la sua capacità di competere a livello internazionale.”
“ORA BASTA VOGLIAMO CONOSCERE IL NOSTRO FUTURO”
Oggi 30 settembre 2016 siamo nuovamente costretti a denunciare l’ennesima battuta di arresto che ha subito la vertenza che coinvolge i lavoratori e le lavoratrici della Braccialini Spa e l’assoluta incertezza del loro futuro lavorativo. Lo scorso 18 dicembre 2015, data in cui la dirigenza comunicò alla RSU aziendale e alle OO.SS. la necessità di ricorrere alla Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria per Crisi aziendale, nonostante le continue sollecitazioni da parte delle OO.SS. per comprendere la reale condizione dell’azienda, l’allora Amministratore Delegato Riccardo Braccialini fu molto fermo nel rassicurare le parti sociali sul piano di rilancio aziendale e sulla tenuta occupazionale dei dipendenti, così come risulta anche dalla relazione allegata alla domanda di cassa integrazione inoltrata al Ministero. A corredo di tutto questo i soci annunciarono con numerosi comunicati stampa una ricapitalizzazione di 10.000.000 di euro, che avrebbe permesso un importante rilancio dell’azienda. Tale ricapitalizzazione non è mai avvenuta! Inoltre a causa di lotte interne alla compagine societaria sono occorsi tre mesi per eleggere un nuovo consiglio di amministrazione a seguito della decadenza di quello precedente.
Col nuovo CDA sono emerse le reali condizioni dell’azienda, che ha chiuso il bilancio d’esercizio 2015 con un forte decremento del fatturato, una perdita di 28 milioni di euro e una forte svalutazione del magazzino. La risposta dei soci, il versamento di 150.000 euro, ha avuto come unico effetto la presentazione della domanda di Concordato preventivo in bianco.
Nonostante la profonda crisi le lavoratrici e i lavoratori hanno mantenuto la loro professionalità, l’ attaccamento al lavoro e il senso di responsabilità che li hanno sempre contraddistinti a differenza purtroppo della dirigenza e della proprietà che hanno dimostrato una profonda mancanza di responsabilità.
La Dirigenza in tutti questi mesi ha sempre ribadito, anche in sede istituzionale, che il proprio obiettivo era quello di garantire una continuità aziendale preservando il più possibile il livello occupazionale del sito produttivo di Scandicci. Le ultime dichiarazioni rilasciate ai media, però, sono in contrasto con quanto dichiarato precedentemente. La rassegna stampa infatti riferisce un progetto di ristrutturazione con esubero di personale e di eventuali acquisizioni da parte di soggetti esterni.
E’ notizia di questi giorni che il CDA è nuovamente dimissionario. Per la seconda volta in 6 mesi, infatti, la dirigenza ha lasciato l’azienda e i suoi 130 dipendenti alla deriva proprio allo scadere dei termini per il deposito della proposta di rientro al concordato. La società di ha dato l’ennesima dimostrazione di non avere un piano per uscire dalla crisi.
E' arrivato il momento di dire basta! I lavoratori chiedono con forza che sia fatta chiarezza sul futuro che li aspetta. E’ tempo per la società di dare delle risposte chiare e definitive, avviando un dialogo serio con le parti sociali che abbia a cuore i dipendenti e metta in secondo piano le questioni societarie, i lavoratori non sono più disposti a dare credito alle promesse non mantenute. Dal giorno 28 settembre 2016 i lavoratori sono in sciopero ad oltranza. L’astensione dal lavoro perdurerà fintano che non verrà rieletto o riconfermato il CDA dell’azienda.
p. FEMCA CISL p. FILCTEM CGIL
Mirko Zacchei Massimo Bollini
Col nuovo CDA sono emerse le reali condizioni dell’azienda, che ha chiuso il bilancio d’esercizio 2015 con un forte decremento del fatturato, una perdita di 28 milioni di euro e una forte svalutazione del magazzino. La risposta dei soci, il versamento di 150.000 euro, ha avuto come unico effetto la presentazione della domanda di Concordato preventivo in bianco.
Nonostante la profonda crisi le lavoratrici e i lavoratori hanno mantenuto la loro professionalità, l’ attaccamento al lavoro e il senso di responsabilità che li hanno sempre contraddistinti a differenza purtroppo della dirigenza e della proprietà che hanno dimostrato una profonda mancanza di responsabilità.
La Dirigenza in tutti questi mesi ha sempre ribadito, anche in sede istituzionale, che il proprio obiettivo era quello di garantire una continuità aziendale preservando il più possibile il livello occupazionale del sito produttivo di Scandicci. Le ultime dichiarazioni rilasciate ai media, però, sono in contrasto con quanto dichiarato precedentemente. La rassegna stampa infatti riferisce un progetto di ristrutturazione con esubero di personale e di eventuali acquisizioni da parte di soggetti esterni.
E’ notizia di questi giorni che il CDA è nuovamente dimissionario. Per la seconda volta in 6 mesi, infatti, la dirigenza ha lasciato l’azienda e i suoi 130 dipendenti alla deriva proprio allo scadere dei termini per il deposito della proposta di rientro al concordato. La società di ha dato l’ennesima dimostrazione di non avere un piano per uscire dalla crisi.
E' arrivato il momento di dire basta! I lavoratori chiedono con forza che sia fatta chiarezza sul futuro che li aspetta. E’ tempo per la società di dare delle risposte chiare e definitive, avviando un dialogo serio con le parti sociali che abbia a cuore i dipendenti e metta in secondo piano le questioni societarie, i lavoratori non sono più disposti a dare credito alle promesse non mantenute. Dal giorno 28 settembre 2016 i lavoratori sono in sciopero ad oltranza. L’astensione dal lavoro perdurerà fintano che non verrà rieletto o riconfermato il CDA dell’azienda.
p. FEMCA CISL p. FILCTEM CGIL
Mirko Zacchei Massimo Bollini
Voragine in Lungarno Torrigiani
I sindacati regionali di categoria prendono posizione sul tema della vetustà delle reti idriche di Firenze, ma si potrebbe dire dell’intero paese, e sulla necessità di accelerare sul piano degli investimenti necessari che il cedimento della strada e della spalletta nel tratto di lungarno Torrigiani, per fortuna senza feriti (in seguito alla rottura di un tratto di tubazione dell’acqua), ha portato al centro dell’attenzione dei cittadini e delle istituzioni.
Quanto avvenuto, infatti, - al netto delle specifiche dinamiche su cui risulta aperta un’indagine della procura a cui i sindacati guardano, come sempre, con fiducia e rispetto - richiama l’attenzione su uno, fortunatamente non il solo, dei problemi del sistema idrico italiano che richiedono ingenti interventi per superare le criticità infrastrutturali del settore, interventi il cui costo era stato stimato in diverse decine di miliardi di euro per l’intero Paese e in circa 6 miliardi per la Toscana.
La rete idrica delle grandi città storiche si basa infatti su opere realizzate, in buona parte, nel periodo a cavallo della seconda guerra mondiale o in quello subito successivo; la tubazione di Lungarno Torrigiani, da 600 dn, rientra tra quelle posate da circa 70 anni.
Per questo, sostengono Filctem Femca Uiltec, il tema degli investimenti, che costituiva il punto centrale della riforma del settore della metà degli anni ’90 e che ha portato alla gestione del servizio su area vasta, assume grande rilevanza e richiama le aziende di gestione e gli enti locali proprietari alla responsabilità di definire le misure necessarie a incrementare il livello degli interventi senza gravare sulle tariffe per i cittadini, ma ad esempio distribuendo meno utili ai soci e dedicandone parte ad investimenti.
A questo proposito risulta semmai necessario mantenere alta l’attenzione, 365 giorni l’anno, su un servizio fondamentale per la collettività che viene garantito dai lavoratori e dalle lavoratrici 24H su 24H, compresi sabati domeniche e festivi (nei momenti di bisogno, come accaduto in Lungarno Torrigiani, anche attraverso la volontaria disponibilità del personale tecnico e operativo fuori dai turni definiti dall’azienda), sulla base di procedure tecniche e operative definite dall’azienda stessa. Per questo si ritiene ingeneroso e sbagliato il “balletto delle responsabilità” apertosi, senza un’analisi precisa dell’accaduto, immediatamente dopo l’incidente e si richiamano tutti i soggetti coinvolti ad una maggiore attenzione.
A questo proposito, concludono Filctem Femca Uiltec della Toscana, le rappresentanze sindacali sono impegnate con i gestori del servizio idrico in discussioni e trattative inerenti i modelli organizzativi avendo sempre a riferimento la qualità e la sicurezza del servizio per i cittadini e le condizioni di lavoro, molte volte in opposizione alle volontà aziendali di operare riduzioni dei presidi e, quindi, del livello del servizio offerto. Anche su questo si richiamano le amministrazioni locali proprietarie delle aziende e i rappresentanti che queste esprimono nei consigli di amministrazione ad una maggiore sensibilità e partecipazione. Infine una cosa ci sentiamo di dirla, i lavoratori hanno rispettato tutte le procedure previste dall’azienda.
Quanto avvenuto, infatti, - al netto delle specifiche dinamiche su cui risulta aperta un’indagine della procura a cui i sindacati guardano, come sempre, con fiducia e rispetto - richiama l’attenzione su uno, fortunatamente non il solo, dei problemi del sistema idrico italiano che richiedono ingenti interventi per superare le criticità infrastrutturali del settore, interventi il cui costo era stato stimato in diverse decine di miliardi di euro per l’intero Paese e in circa 6 miliardi per la Toscana.
La rete idrica delle grandi città storiche si basa infatti su opere realizzate, in buona parte, nel periodo a cavallo della seconda guerra mondiale o in quello subito successivo; la tubazione di Lungarno Torrigiani, da 600 dn, rientra tra quelle posate da circa 70 anni.
Per questo, sostengono Filctem Femca Uiltec, il tema degli investimenti, che costituiva il punto centrale della riforma del settore della metà degli anni ’90 e che ha portato alla gestione del servizio su area vasta, assume grande rilevanza e richiama le aziende di gestione e gli enti locali proprietari alla responsabilità di definire le misure necessarie a incrementare il livello degli interventi senza gravare sulle tariffe per i cittadini, ma ad esempio distribuendo meno utili ai soci e dedicandone parte ad investimenti.
A questo proposito risulta semmai necessario mantenere alta l’attenzione, 365 giorni l’anno, su un servizio fondamentale per la collettività che viene garantito dai lavoratori e dalle lavoratrici 24H su 24H, compresi sabati domeniche e festivi (nei momenti di bisogno, come accaduto in Lungarno Torrigiani, anche attraverso la volontaria disponibilità del personale tecnico e operativo fuori dai turni definiti dall’azienda), sulla base di procedure tecniche e operative definite dall’azienda stessa. Per questo si ritiene ingeneroso e sbagliato il “balletto delle responsabilità” apertosi, senza un’analisi precisa dell’accaduto, immediatamente dopo l’incidente e si richiamano tutti i soggetti coinvolti ad una maggiore attenzione.
A questo proposito, concludono Filctem Femca Uiltec della Toscana, le rappresentanze sindacali sono impegnate con i gestori del servizio idrico in discussioni e trattative inerenti i modelli organizzativi avendo sempre a riferimento la qualità e la sicurezza del servizio per i cittadini e le condizioni di lavoro, molte volte in opposizione alle volontà aziendali di operare riduzioni dei presidi e, quindi, del livello del servizio offerto. Anche su questo si richiamano le amministrazioni locali proprietarie delle aziende e i rappresentanti che queste esprimono nei consigli di amministrazione ad una maggiore sensibilità e partecipazione. Infine una cosa ci sentiamo di dirla, i lavoratori hanno rispettato tutte le procedure previste dall’azienda.
Moda, rischio-impoverimento per il distretto fiorentino
“Siamo molto preoccupati perché il distretto fiorentino della moda, dopo anni di espansione, si sta impoverendo di aziende disposte a investire.”
E’ l’allarme lanciato stamani da Mirko Zacchei, della Femca-Cisl Firenze-Prato, che ha partecipato stamani alla manifestazione in centro a Firenze dei lavoratori della Guess. “Le vicende Braccialini, Cavalli e ora Guess, senza contare le realtà minori e meno note, pur con le loro differenze, hanno in comune questo dato: l’impoverimento del distretto. E’ ingiusto e molto preoccupante che grandi aziende, dopo aver rilanciato il proprio marchio anche grazie alle professionalità che hanno trovato nel nostro distretto, ora scelgano di andarsene, lasciando a piedi centinaia di lavoratori.” “Per questo – conclude Zacchei - oltre ad essere a fianco dei lavoratori stamani, vogliamo rilanciare l’appello alle istituzioni per un impegno comune, che inverta la tendenza e torni ad attirare investitori sul nostro territorio.” |
Toscana: il grido dei lavoratori del gas
Giovedì 25 Febbraio sciopero dei dipendenti delle aziende toscane
Scendono di nuovo in sciopero i circa 1300 lavoratori delle aziende del gas della Toscana, che rischiano con le gare per l’affidamento del servizio di perdere diritti e (tanti) denari.
Con le norme attuali infatti, in caso di subentro di una nuova ditta, risulterebbero neoassunti (perdendo quindi diritti e salario) anche continuando a fare lo stesso lavoro nello stesso luogo e dovrebbero pagarsi (si parla in molti casi di decine di migliaia di euro) la ricongiunzione da Inpdap a Inps dei contributi previdenziali versati in passato, se non vogliono perderli.
Lo sciopero di otto ore è stato proclamato unitariamente da Femca-Cisl, Filctem-Cgil e Uiltec-Uil in tutta la Regione (divisa in 11 ambiti) e riguarda i lavoratori di 2i Rete Gas, Asa, Estra, Gergas, Gesam, Italgas, Toscana Energia.
“E’ assurdo che un lavoratore che non cambia niente del suo lavoro, se non il nome della ditta, sia considerato un neoassunto – dice Massimo Guerranti, segretario regionale della Femca-Cisl - .
La legge deve porre rimedio a questo ingiusto paradosso. In alternativa ci deve essere la disponibilità del pubblico che bandisce le gare a risolvere il problema. E’ già avvenuto a Biella e a Perugia, con accordi che riconoscono ai lavoratori adeguate clausole di garanzia.
Qui in Toscana invece tutto tace, nonostante le segnalazioni, i presidi, le richieste di incontro, gli scioperi: la politica e le istituzioni della nostra regione fanno orecchie da mercante e le gare si avvicinano sempre più. E non parliamo di ipotesi astratte.
A Prato, dove il passaggio da Estra a Toscana Energia è già avvenuto, questo scenario è già realtà.”
Lavoratori e sindacati chiedono alle amministrazioni locali di inserire nei bandi di gara le clausole di garanzia per il personale e al Ministero un’interpretazione delle norme più in linea con il rispetto dei diritti dei lavoratori.
Con le norme attuali infatti, in caso di subentro di una nuova ditta, risulterebbero neoassunti (perdendo quindi diritti e salario) anche continuando a fare lo stesso lavoro nello stesso luogo e dovrebbero pagarsi (si parla in molti casi di decine di migliaia di euro) la ricongiunzione da Inpdap a Inps dei contributi previdenziali versati in passato, se non vogliono perderli.
Lo sciopero di otto ore è stato proclamato unitariamente da Femca-Cisl, Filctem-Cgil e Uiltec-Uil in tutta la Regione (divisa in 11 ambiti) e riguarda i lavoratori di 2i Rete Gas, Asa, Estra, Gergas, Gesam, Italgas, Toscana Energia.
“E’ assurdo che un lavoratore che non cambia niente del suo lavoro, se non il nome della ditta, sia considerato un neoassunto – dice Massimo Guerranti, segretario regionale della Femca-Cisl - .
La legge deve porre rimedio a questo ingiusto paradosso. In alternativa ci deve essere la disponibilità del pubblico che bandisce le gare a risolvere il problema. E’ già avvenuto a Biella e a Perugia, con accordi che riconoscono ai lavoratori adeguate clausole di garanzia.
Qui in Toscana invece tutto tace, nonostante le segnalazioni, i presidi, le richieste di incontro, gli scioperi: la politica e le istituzioni della nostra regione fanno orecchie da mercante e le gare si avvicinano sempre più. E non parliamo di ipotesi astratte.
A Prato, dove il passaggio da Estra a Toscana Energia è già avvenuto, questo scenario è già realtà.”
Lavoratori e sindacati chiedono alle amministrazioni locali di inserire nei bandi di gara le clausole di garanzia per il personale e al Ministero un’interpretazione delle norme più in linea con il rispetto dei diritti dei lavoratori.
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